Strumentalizzazione del Dolore

In questo periodo di grandi catastrofi, naturali e non, ho notato una cosa che mi ha fatta pensare molto. Tra attentati, guerre, terremoti, violenze che, purtroppo, avvengono ogni giorno e non solo nel nostro Paese, ma in tutto il Mondo, si presa più attenzione all’immagine che a semplici gesti umani di conforto e solidarietà.

Di che cosa sto parlando? Della “strumentalizzazione del dolore”, come dice il titolo del post. E cosa intendo con esso?

Basta passare qualche secondo su un qualsiasi social o leggere un giornale o guardare il notiziario, che, allegati alle notizie, troveremo foto e filmati, spesso molto crudi, sugli avvenimenti descritti. Solo un modo per riportare l’accaduto o per rendere più appariscente la notizia? Qualsiasi sia il motivo trovo del tutto fuori luogo utilizzare i mass media in un certo modo, appunto strumentalizzando il dolore altrui. In tutto questo discorso non voglio condannare le notizie riportate, anzi, ritengo che avere un continuo scambio di notizie sia importante. Il contrario sarebbe equivalente di ignoranza. Piuttosto mi mette tristezza chi parla del dolore e lo mostra per ottenere like o attirare l’attenzione sui giornali e nei telegiornali. Non si ha ritegno per chi in quel momento sta sperimentando sulla propria pelle quell’esperienza traumatica.

Posso farvi alcuni esempi pratici per farvi capire. Il più recente attentato di Nizza. Chi non lo ha visto almeno una volta al telegiornale? Non avete mai notato che molti video procurati sono stati compiuti dalle persone che si trovavano lì, in quel momento, con i loro cellulari? Perchè perdere tempo a filmare un massacro al posto di fuggire o fare qualcosa, un qualsiasi cosa, anche solo un abbraccio di conforto alle persone che ti circondano, disperate? Dove è andata a finire l’umanità?

Ancora più recente e vicino a noi: il terremoto in centro Italia. Foto dilagano nel web, impazzite. Case distrutte, gente disperata. Addirittura ho notato persone che pur di fare un misero like, perchè è questo che si tratta, spesso, che mettevano foto di altri disastri. A che scopo?

Lacrime, sangue, urla, dolore, tutto su foto, su video, per il pubblico. E sempre di più questo fenomeno dilaga, soprattutto sui social. Comprendo il divulgare gli orrori per evitare che essi si ripetano, ma a volte è tutto un business. Una prostituzione del dolore da parte degli strumenti di comunicazione per la massa. Bisognerebbe mettere da parte il cellulare, i microfoni, la telecamera e donare più umanità. Non sono solo foto, video, dietro ci sono persone.

E voi cosa ne pensate?

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